Brest, cittadina Bretone di 140mila abitanti affacciata sull’enorme baia che la collega all’oceano Atlantico, è nota forse solo agli amanti dell’arte più raffinata e di nicchia. Quella che, inconsapevolmente, unisce lo scrittore maledetto Jean Genet, col regista pupillo della novelle vague tedesca Rainer Werner Fassbinder. Entrambi gay consacrati e paladini dei più sofisticati circoli culturali d’Europa, annoverano fra i loro testi la storia del marinaio Querelle che, sbarcato a Brest con la sua nave, si trova immerso in un vortice folle che non staremo certo qui a spiegare. Quel film rimane forse il punto più alto della scarna biografia dell’autore bavarese, nato in un piccolo centro termale nel 1945 e morto 37 anni dopo nel capoluogo del lander. Rainer Werner Fassbinder ha rappresentato forse il maggior esponente della novella vague tedesca, l’ultima infornata di registi che dalla Germania ha raccontato al mondo il post guerra. Per certi versi eredi della grande tradizione tedesca della prima metà del secolo che annoverava grandi talenti come Murnau, Lang e Lubitsch quella fase del cinema di lingua tedesca contava anche su Herzog, la Von Trotta e l’ancora arzillo Wim Wenders che ha commosso il mondo col suo recente Perfect Day.
Questo piccolo panegirico ci serve ad introdurre un’altra meravigliosa new entry nel calcio che conta. Attualmente seconda della Ligue 1 dietro all’ inafferrabile PSG e quindi con buone speranze di entrare nella terna di candidate del calcio transalpino. Lo Stade Brestois 29 nasce nel lontano 1903, ma scontando le ridotte dimensioni della città ha trovato scarsa visibilità nel massimo campionato francese con un periodo magico negli anni ‘80 in cui somma 10 presenze ininterrotte nella massima serie in cui rientra poi nel 2010 per 3 stagioni, riaffiorando poi solo nel 2019 ed eccoci al presente che è fatto di una clamorosa escalation. Precedendo squadre blasonate e centri prestigiosi come Monaco, Marsiglia, Lione,Tolosa e Nizza, la piccola cittadina marina oggi è assisa in una posizione che nessuno avrebbe mai immaginato all’inizio della stagione. La squadra dai colori rosso e bianco è allenata da un ex difensore roccioso e prestante che ha iniziato e finito la carriera da giocatore nel Nizza, dove ha iniziato anche da allenatore nel lontano 2011 prima di intraprendere la direzione sportiva del club provenzale e poi riprovare nell’estate scorsa da coach accettando l’offerta di una piccola realtà di provincia che oggi è preceduta in classifica solo dai miliardari parigini. Sul sorprendente Eric Roy, nato anche a Nizza 57 anni fa, varrà la pena tornare se riuscirà a condurre in porto un impresa leggendaria come l’accesso alla Champions per un club semi sconosciuto che rappresenta la 25esima città francese come numero di abitanti.
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