Siamo ai saluti per il primo format della Champions League che, dopo 31 edizioni contrassegnate dagli stucchevoli gironcini a 4, lascerà il posto alla Nuova, e ampiamente rivista, SuperChampions con un unica, terribile classifica. Nelle 31 edizioni con cui si conclude una, pur breve, epoca del calcio europeo, si disputa per la terza volta la FINALE Spagna e Germania, due nazioni certamente importanti del vecchio continente ma certo soggiogate dal peso svolto nella storia di questa parte del mondo da due colossi come Francia e Inghilterra che, a tratti, hanno dominato l’intero globo terraqueo. Le città di Madrid e Dortmund per la prima volta si disputeranno il titolo di leader del calcio europeo e chiunque comprende il gap, storico, tra queste municipalità nell’ambito calcistico, e non solo. Madrid è la principale invitata di questo appuntamento avendolo ottenuto in 8 occasioni su 31 ( oltre 1 volta su 4) e per due edizioni addirittura portando due squadre madrilene all’evento finale. Dortmund è alla terza e ricorderà certo piacevolmente la prima, vittoriosa con la Juventus, meno l’altra persa con i cugini bavaresi. Passati da tempo i fasti della prima parte dell’imperialismo, oggi il Regno di Spagna è una piccola nazione che rimane abbarbicata ai grandi della terra grazie perlopiu alla sua adesione all’Unione Europea, di cui è comunque il quarto socio per dimensioni, mentre il ruolo nelle grandi organizzazioni internazionali è solo da gregario. Con una popolazione inferiore a 50 milioni e un pil pro capite sotto alla media Ue, la Spagna, pur variegata e divisa in numerose province, basa il suo riconoscimento internazionale grazie alle due più ricche, la Comunità di Madrid e la Catalogna che insieme producono due quinti del Pil dello Stato e che, anche calcisticamente, hanno un’enorme supremazia nella Liga come dimostrano i 68 titoli vinti dal dopoguerra su 77 disputati. . Ben maggiore l’attuale “ peso” del gigante tedesco che, dopo i disastri dell’ultima guerra, si è prontamente ripresa ed oggi è di gran lunga il Paese con più abitanti e il maggior Pil complessivo del continente. Fortissima in termini economici la Repubblica Federale Tedesca ha molto meno influenze in ambito politico e militare e oggettivamente fa fatica a tradurre in un ruolo politico la sua dimensione industriale. In ambito football i tedeschi hanno un ruolo importante sia a livello di club, col Bayern in particolare ma, a rotazione anche con Dortmund, Bayer, Stoccarda e Amburgo mentre è abbastanza stabile il ruolo di vertice nelle competizioni dedicate alle nazionali. Calcisticamente la Spagna ha negli ultimi decenni ha una vera leadership nel calcio continentale, sia a livello di club sia nell’ambito di nazionali. Grandi meriti per questo si suoi tecnici sempre più apprezzati, con alla guida il seminale percorso di Peo Guardiola. Parlare della partita in se e prevederne i possibili sviluppi è abbastanza ozioso e lasciamo l’incombenza ad altre meningi. Al di là dei valori tecnici dei due club e del peso politico delle società, entrambi nettamente a favore dei madrileni, rileviamo solo che la volpe Ancelotti al cospetto dell’implume Terzic ci appare come il maggiore spread tra le finaliste e qualsiasi risultato diverso da una chiara vittoria per il Real, ipotizziamo un 2/0 o un 3/1, sorprenderebbe. Senza contare naturalmente che il vero appeal del calcio è probabilmente la capacità unica di questo sport di contraddire le previsioni della vigilia stante le mille variabili che solo il calcio può disporre diabolicamente sul campo da gioco. Le squadre si presenteranno nelle loro migliori versioni, col solo Real che non può disporre del jolly Tchouameni che certo non creerà grandi ambasce nei blancos. Maggiori certamente le insidie per la comunque rocciosa difesa gialla dal supertrio real, ma forse la gara sarà decisa dal formidabile contributo tecnico/tattico della coppia Valverde- Kroos che costringerà Can e soprattutto Sabitzer a ridurre il suo raggio d’azione. Ci sarebbe poi un evento straordinario nel caso di vittoria blanca con l’oscuro, ma bravo, terzino Dani Carvajal che, all’ancor giovane età di 32 anni, festeggerebbe in campo la sesta finale vincente dì Champions. Chapeau. La speranza è che il match sia uno spettacolo vero, capace di appagare non solo i fortunati presenti sugli spalti di Wembley ma anche, e sopratutto, le decine di milioni di telespettatori che da tutto il mondo si collegheranno con l’evento sportivo più importante dell’Europa. E comunque ricordiamoci che, nella competizione, già la gara di andata tra Re Carlo e il Mago Catalano ha offerto ampio materiale per mandare l’ultima Champions vecchio stampo agli archivi col dovuto rispetto.
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