Se qualcuno si chiedeva, negli ultimi mesi, la ragione del profondo cambiamento del format della massima competizione continentale, ebbene oggi, inizio novembre, guardando la classifica, si può tranquillamente rispondere da solo. Vale ripetere che per noi questo format rappresenta solo un punto di passaggio verso un vero torneo europeo a cui dovremo, giocoforza, arrivare. Intanto atteniamoci all’oggi e guardiamo più volte, sbalorditi e pulendo più volte gli occhiali, la classifica del GironeUnico, dopo quattro giornate e stilato sulla base delle regole, capziose invero, dettate dai demiurghi di Nyon. Se cercate i campioni in carica del Real (con 15 coppe in bacheca) oppure il Milan, seconda squadra più titolata con 7 successi o anche quel Bayern Monaco quattro volte finalista negli ultimi 15 anni con due titoli, avvertiamo che dovete scorrere ben ben la classifica visto che in questo momento sono tutte e tre fuori dai primi sedici posti. E non stropicciatevi troppo gli occhi se questi lèggono i portoghesi dello Sporting alla seconda piazza o i francesi al terzo e al quarto posto, ma non con l’atteso PSG, oggi fuori dalla competizione, ma con i paria Brest, debuttante, e coi rinati monegaschi. Parlare di rivoluzione diventa quasi riduttivo quindi di fronte a questo scenario che ci offre l’attuale ranking col Brest che ha il doppio dei punti del PSG che, nel torneo nazionale ha, esattamente, il doppio dei punti del Brest ! Si potrà pensare che l’altra metà della fase campionato compensi questi ribaltoni ma dobbiamo dire che, di fronte a due grosse problematiche avvertite finora, cioè lo scarso appeal del torneo che si può apprezzare dallo scorso indice di spettacolarità da noi attribuito, e la presenza di alcune formazioni non all’altezza, tra cui iscriviamo anche il Bologna, che, of course, destabilizzano la regolarità del torneo e per capirci basti dire che le ultime sei della classifica hanno complessivamente conquistato un punto in quattro gare, quindi un misero pareggio ( il Bologna in casa con gli ucraini) in 24 gare disputate! Ebbene di fronte a questi tasti dolenti, ben altra musica si ascolta con un corposo gruppo di outsider che sta competendo alla pari con quei 10 club che contano su ricavi oltre il mezzo miliardo ma anche le quindici che fatturano oltre 350 milioni. Quindi diamo spazio a queste grandi e gradite sorprese che, oltre Sporting, Brest e Monaco già citati, contano anche sull’ottimo Aston Villa del bravissimo Emery, su un’Atalanta che ormai non fa quasi più notizia ma anche, in posizioni più defilate, gli scozzesi del Celtic, i croati della Dinamo a tenere in vita il calcio dell’est, e gli altri francesi del Lilla a dimostrazione di un movimento in grande salute che, a questo punto, potrebbe occupare in massa gli spareggi di febbraio. Del capitolo delusioni si è detto già, possiamo aggiungere l’altra squadra madrilena, quei colchoneros che pure erano partiti con grandi speranze dopo la rivoluzione dell’estate. Sullo spettacolo si deve lavorare molto e la UEFA non lo fa, ed anche sulla selezione delle squadre si deve smuovere qualcosa altrimenti l’interessantissima fase preliminare non riuscirà a partorire più di un paio di club competitivi all’anno e non ci riuscirà proprio in quel percorso campioni che ha più senso nell’ottica di ampliare i confini delle solite quattro corazzate. Per finire di buonumore si può dire che dopo quattro delle otto giornate della fase campionato, nelle prime otto posizioni, le più ambite ovviamente, solo cinque posti sono attribuiti a queste nazioni e solo una di queste ha più di un club in questo circolo di eletti. Gli stessi quattro Paesi dominanti hanno anche ben cinque Club attualmente fuori dal torneo. Ma noi non ci accontentiamo, ci mancano le squadre scandinave, l’unica rappresentante non è all’altezza, e tutto il movimento dell’est che ha scritto pagine leggendarie del calcio europeo tra cui citiamo la Russia di Jascin, pallone d’oro nel 1953. E per la serie si stava meglio quando si stava peggio vi ricordiamo i quarti di finale della coppa campioni 1960/61. I futuri campioni del Benfica sconfissero i norvegesi dell’ Aarhus, il Rapid Vienna travolse gli altri scandinavi del Malmö, il Barcellona inflisse lo stesso trattamento allo Sparta Hradek Králové, società ceca che si barcamena tra prima e seconda serie in patria e infine un Amburgo d’annata si impose di misura al club inglese del Burnley, fedele ospite negli ultimi anni della championship più della Premier.
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