
Atalanta-Brugge: 1-3 (Brugge qualificato)
3′-27′ Talbi (CB) – 45+3′ Jutgla (CB) – 46′ Lookman (A)
Il movimento calcistico italiano non è il secondo in Europa, lo sappiamo bene e il ranking guadagnato l’anno scorso è perlopiu merito di casualità. Probabilmente non è neppure il terzo, ma lasciamo questa ai numeri di fine stagione. Che le Dea soffrisse in questa fase, era palese ma che incappasse in una serata tragica come quella di ieri era meno scontato. Anche perché sembra proprio che, fra tutto, il più convinto della cosa fosse il bravo tecnico belga. Assestando la squadra molti metri più avanti del solito ha fatto un sol boccone dei più titolati avversari, guadagnandosi meritatamente una qualificazione storica ( e un accoppiamento che lascia ulteriori speranze !). Davvero non ne è andata bene una ieri alla Gaspband che ha davvero buttato via il primo tempo ma nel secondo meritava molto di più. Tutto gira sul piccolo, ma fortissimo, Lookman che è mancato molto nelle ultime settimane nella faretra del tecnico Lombardo. Il suo ingresso ha rivitalizzato la squadra, il suo istantaneo ha ridato speranze a tutti i tifosi, il suo disgraziato rigore ha gelato l’intera città orobica. Di lì in poi solo accademia ed ora la squadra deve assolutamente gestire, ma anche migliorare, il posto in classifica per riconfermare uno standing europeo che merita tutto il mondo Atalanta. E l’eliminazione dalla Coppa potrebbe anche portare una reazione tale da impensierire Napoli ed Inter.
Benfica-Monaco: 3-3 (Benfica qualificato)
22′ Akturkoglu (B) – 32′ Minamino (M) – 51′ Ben Seghir (M) – 76′ Pavlidis (B) – 81′ Ilenikhena (M) – 84′ Kokcu (B)
Si pensava ad un match bloccato dopo il successo in trasferta dei lusitani ed invece è stato spettacolo puro al Da Luz ( altro che il Milan). Grazie ad un tecnico creativo e coraggioso, la squadra monegasca, incassato subito il gol del doppio svantaggio, ha assaltato la porta avversaria con un nugolo di ragazzini dal roseo futuro. Alla fine di una eccitante sarabanda la qualificazione non è sfuggita ai padroni di casa ma al termine di una gara che ha esaltato tutti gli amanti del football. Onore agli sconfitti, che ci riproveranno l’anno prossimo se riusciranno ad accaparrarsi uno dei 4 slot possibili in Ligue1. La squadra di Lage difende con i denti una qualificazione meritata durante tutta la fase campionato e porta un tassello prezioso per il ranking portoghese. Il più adesso è fatto e gli ottavi saranno giocati con il cuore leggero. Ma Pavlidis è pronto comunque a lasciare la sua zampa anche negli ottavi, per migliorare lo score di sette reti che già lo pone tra i primi bomber d’Europa.
Milan-Feyenoord: 1-1 (Feyenoord qualificato)
1′ Gimenez (M) – 73′ Carranza (F)
La disfatta sportiva del Milan è completa. Dopo aver perso per 2-1 a Zagabria contro una squadra praticamente già esclusa dalla competizione ed aver dunque perso l’accesso diretto agli ottavi, i rossoneri vengono eliminati dal Feyenoord nel turno degli spareggi, dimostrando l’ormai cronica incostanza e sconsideratezza, soprattutto in uomini che dovrebbero essere fondamentali per il progetto.
Dopo la sconfitta in terra olandese per 1-0 (con il gol di Paixão su papera di Maignan), Conceição recupera Musah e lo schiera titolare sulla trequarti al fianco di Reijnders, lasciando fuori per scelta tecnica Fofana; resta invece invariato lo schieramento offensivo, con Pulisic, Felix e Leao a dare supporto all’unica punta Gimenez. Bosschaart, confermato ancora sulla panchina, è costretto a fare a meno del capitano Timber e di Ueda, con Bueno (schierato esterno sinistro nel 4-4-2, con l’intenzione di limitare la fantasia di Pulisic) e Redmond a rimpiazzarli nella “starting XI”. Pronti-via, il Milan illude segnando subito con Gimenez: bastano 39” all’ex per trovare la zuccata vincente, sfruttando, su azione di calcio d’angolo battuto da Hernandez la torre di Thiaw sul cross di Pulisic. I rossoneri non si fermano e sembrano essere davvero in palla, recuperando spesso il pallone già nella trequarti difensiva del Feyenoord, cercando di sfruttare molto l’ampiezza per creare azioni pericolose. La partita scorre senza particolari emozioni (i tiri di Moder al 7′, Reijnders al 9′ e Musah al 16′ sono imprecisi e non creano grattacapi ai portieri) fino al 18′, quando Felix fallisce il gol del possibile 2-0 calciando alto dall’interno dell’area dopo un bel lancio in verticale di Gimenez. Si tratta solo del primo dei rimpianti dei “Diavoli”, che al 23′ colpiscono un palo con Hernandez dopo una respinta di Wellenreuther su tiro di Felix, con il fantasista portoghese che impegna nuovamente il portiere degli olandesi al 40′, con quest’ultimo che è nuovamente molto attento a parare anche al 43′ il tiro ravvicinato di Leao. Cosa potrebbe andare storto allora? Il Milan è in controllo e non soffre praticamente alcun pericolo da parte del Feyenoord. Peccato che Hernandez decida di prendersi probabilmente la più sciocca doppia ammonizione della storia di questa nuova Champions League: al 44′ trattiene inutilmente a centrocampo un avversario, poi (dopo un suo insidioso cross basso solo parzialmente allontanato da Hancko, che porta a un velenoso rasoterra di Walker, ben controllato da Wellenreuther) il francese decide di fare simulazione in area di rigore e al 52′ va anticipatamente sotto la doccia. Verrebbe da porgersi una semplice domanda: anche se l’arbitro Marciniak avesse abboccato, sarebbe intervenuto il VAR: come si può anche solo pensare di farla franca? La partita ovviamente cambia, anche per colpa di alcune errate letture di Conceição: i rossoneri reggono finché si schierano con Musah terzino sinistro, con Pulisic che scalda anche nuovamente le mani del portiere al 61′, poi gli ingressi di Bartesaghi e Fofana al posto di Pulisic e Gimenez tolgono riferimenti alla squadra, che inevitabilmente si schiaccia. E così succede il patatrac: al 73′, sul cross dalla sinistra di Bueno, Carranza irrompe di testa, il pallone dà un bacino alla parte bassa della traversa e batte Maignan. Dopo la zuccata di Thiaw al 77′ bloccata dal sempre attento portiere del Feyenoord, nonostante gli ingressi di Chukwueze e Abraham per provare a rialzare il baricentro, il forcing finale non produce occasioni, con il Milan che saluta la competizione praticamente avendo incassato due reti nelle uniche due conclusioni nello specchio eseguite dal Feyenoord. Ma di certo non si può parlare solo di sfortuna: ci sarà tanto da lavorare, partendo dalla dirigenza fino a giungere ai calciatori in campo, alcuni dei quali sono andati nettamente al di sotto delle aspettative, per riconquistare l’accesso alla prossima Champions attraverso il campionato.
Bayern-Celtic: 1-1 (Bayern qualificato)
63′ Kuhn (C) – 90+4′ Davies (B)
Il Bayern Monaco ha strappato una sofferta qualificazione agli ottavi di finale di Champions League, pareggiando 1-1 contro un tenace Celtic all’Allianz Arena. Dopo la vittoria per 2-1 all’andata in Scozia, i bavaresi hanno rischiato l’eliminazione, trovando il gol decisivo solo nei minuti di recupero. Kompany ha schierato il Bayern con il consueto 4-2-3-1, apportando alcune modifiche rispetto all’andata: Stanisic e Gnabry sono stati preferiti a Laimer e Sané. Rodgers ha risposto con un 4-3-3, inserendo Schlupp e Jota sulla sinistra al posto di Taylor e Idah, avanzando Maeda come punta centrale. Il copione della partita è stato prevedibile: il Bayern ha mantenuto il possesso palla (65%) e ha creato numerose occasioni, mentre il Celtic ha puntato sulle ripartenze. Nonostante le 24 conclusioni dei tedeschi, un eccezionale Kasper Schmeichel ha mantenuto in partita gli scozzesi. Il primo tempo è ricco di emozioni. Al 4’, Johnston mura il colpo di testa di Olise. Tra il 16’ e il 18’, il Celtic sfiora il vantaggio: McGregor calcia fuori dopo un recupero su Olise, Kuhn si vede salvare il tiro sulla linea da Guerreiro, mentre Maeda fallisce due occasioni, compresa una dopo un errore di Upamecano. Il Bayern risponde: Schmeichel salva su Kane (23’) e Musiala (31’), mentre Kimmich sfiora il palo (38’) e Kane colpisce la traversa (45’). Nella ripresa, Schmeichel ipnotizza Goretzka, poi Stanisic e Musiala mancano il bersaglio. A sorpresa, al 62’ Maeda ruba palla e serve Kuhn, che fulmina Neuer portando avanti il Celtic. Sembra piovere sul bagnato e al 63’ si aggiunge un episodio curioso: Kompany, nel tentativo di recuperare un pallone, scivola sul terreno bagnato, scatenando l’ilarità generale. Il Bayern aumenta la pressione: Schmeichel dice no a Coman (68’) e Maeda impegna Neuer (70’). Goretzka (74’) e Sané (76’) sprecano, e al 79’ il portiere danese respinge d’istinto un tiro di Kimmich. Quando i supplementari sembrano imminenti, arriva il pari: al 93’ Goretzka colpisce di testa, Schmeichel respinge, ma Davies anticipa Carter-Vickers e insacca.
Il Bayern avanza così agli ottavi, ma con la consapevolezza di dover migliorare per affrontare avversari più ostici. Il Celtic esce a testa alta, avendo messo in seria difficoltà una delle favorite del torneo.
Real Madrid-Manchester City: 3-1 (Real Madrid qualificato)
4′-33′-61′ Mbappe (RM) – 90+2′ Nico (MC)
L’annus horribilis di Pep è implacabile e l’accoppiamento incredibile coi campioni in carica era più di una sentenza. Il catalano ieri ha provato l’appello ma il giudice monocratico Mbappe lo ha respinto in modo alquanto spiccio. Re Carlo dopo giusto qualche mesetto di incagli ha risolto la pratica Kylian, si è inventato in Valverde il miglior terzino del continente e ha magari l’amico Guardiola con una superiorità sprezzante. I blancos rilanciano potentemente il ruolo di favoriti d’obbligo di una manifestazione che, nella varie versioni, hanno vinto 15 volte. Il City avrà l’opportunità di concentrarsi sulla Premier che quest’anno avrà i 5 slot e ci riproverà l’anno prossimo con un altro head coach. Pep nostro, se ancora ne ha voglia, potrà insegnare calcio a qualche altra parrocchia. Anche per dimostrare che se il Real è il club leader in Europa, lui continua ad essere il tecnico che ha lasciato la maggiore impronta nel football europeo degli ultimi vent’anni
PSG-Brest: 7-0 (PSG qualificato)
20′ Barcola – 39′ Kvaratskhelia – 59′ Vitinha – 64′ Doue – 69′ Mendes – 76′ Ramos – 86′ Mayulu
Resterà negli annali un punteggio così clamoroso nei playoff fra squadre che, in linea teorica, dovrebbero equivalersi dopo la disputa della League Phase. Invece la grande crescita dei parigini si è unita perfettamente al calo dei bretoni ( a lungo nei primi otto posti della classifica) e si è assistito ad un doppio confronto che ha sancito il dominio della squadra di Luis Enrique fra i club francesi e lo scivolamento degli uomini di Roy ben al di sotto di club come Monaco, Marsiglia e Lille, rientrando nei ranghi di un onesto club di provincia. È stato però un viaggio bellissimo, condito di splendide prestazioni e , personalmente, ci ha dato la possibilità di conoscere una città bellissima. Il Psg delle ultime settimane pone la sua candidatura ai quartieri alti come avevamo immaginato nelle nostre previsioni iniziali indicandolo come una possibile outsider di lusso dopo la rivoluzione estiva.
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Nel derby francese di UEFA Champions League, il Paris Saint-Germain ha surclassato il Brest con un netto 7-0, consolidando il 3-0 dell’andata e chiudendo il confronto con un impressionante 10-0 complessivo. Nonostante il vantaggio acquisito, Luis Enrique ha schierato la formazione titolare, con l’unica variazione di Khvicha Kvaratskhelia al posto di Doué. Dall’altra parte, Éric Roy ha optato per un 4-4-2, affidandosi a Baldé e Sima in attacco. Il Brest ha iniziato con determinazione, ma ha spesso peccato nell’ultimo passaggio. Al 6′, Barcola ha tentato senza successo di centrare la porta, mentre al 13′ Marquinhos ha salvato sulla linea un tiro insidioso di Pereira Lage. Al 20′, Barcola ha sbloccato il risultato con un preciso mancino sul primo palo, dopo aver superato Zogbé. Prima dell’intervallo, Kvaratskhelia ha raddoppiato al 39′, segnando il suo primo gol in Champions League con la nuova maglia, su assist di Barcola. Il primo
tempo si è chiuso con un’ulteriore occasione per il Brest, ma Marquinhos ha nuovamente dimostrato la sua importanza difensiva, nella partita in cui ha raggiunto le 100 presenze nella competizione.
Nella ripresa, il PSG ha mantenuto il controllo del gioco. Nonostante un palo colpito da Lees-Melou e una parata decisiva di Donnarumma su Chardonnet al 57′, i parigini hanno dilagato: Vitinha al 59′, Doué al 64′, Mendes al 69′, Ramos al 76′ e Mayulu all’86’ hanno completato la goleada. Il Paris Saint-Germain sembra aver trovato la concretezza che mancava nella fase iniziale della competizione. Tuttavia, sarà interessante vedere come Dembele e compagni si comporteranno contro avversari di maggior calibro, vero banco di prova per le ambizioni europee dei parigini.
Cosa aspettarsi di più invece dal Brest? A inizio competizione, tutti avremmo dato i bretoni spacciati e condannati all’eliminazione già nella League Phase. Certo, uscire così fa sicuramente male, ma, oggettivamente, il massimo era già stato raggiunto.
PSV – Juventus 3-1 (PSV qualificato)
53′ Perisic (P) – 63′ Weah (J) – 74′ Saibari (P) – 98′ Flamingo (P)
I playoff di Champions League si rivelano fatali per la Juventus che, dopo aver vinto 2-1 all’Allianz Stadium, cede 3-1 al Philips Stadion contro il PSV Eindhoven, salutando così la competizione con un risultato complessivo di 4-3 a favore degli olandesi. Le formazioni iniziali presentano alcune variazioni: Thiago Motta schiera McKennie come mediano al posto dell’infortunato Douglas Luiz, con Conceição al posto di Yildiz nel trio offensivo dietro Kolo Muani. Peter Bosz modifica la difesa centrale, inserendo Boscagli al posto di Obispo. Al 12′, la Juventus è costretta a sostituire l’infortunato Veiga con il rientrante Cambiaso. Al 16′, Kolo Muani manca il bersaglio di testa su cross di Weah. Benitez si oppone a un diagonale di Cambiaso poco prima della mezz’ora, mentre al 34′ Kolo Muani non sfrutta un assist di Koopmeiners. Nel primo tempo, la Juventus controlla il gioco senza subire tiri in porta, ma la situazione cambia radicalmente nella ripresa, quando i calciatori di Bosz alzano la pressione per andare alla ricerca del passaggio del turno: il parziale, anche nelle statistiche è impietoso, con un 66% di possesso palla in favore degli olandesi e ben diciassette tiri prodotti dai biancorossi contro i soli tre dei
bianconeri. Al 48′ Perisic impegna Di Gregorio, Lang colpisce l’esterno della rete subito dopo, e al 51′ Benitez respinge un diagonale di Kolo Muani, ma la svolta è vicina e giunge al 53′: come all’andata, è Perisic a battere il portiere bianconero, con un destro su assist di Lang. Dopo il vantaggio, il PSV non si ferma cerca il raddoppio: al 56′ Lang sfiora il palo con un tiro a giro, e al 60′ Gatti è decisivo nel respingere i tentativi di Veerman e de Jong. Poi, al 63′, Weah segna il pari, convalidato dall’arbitro Vinčić, dopo consulto VAR per valutare come non attiva la possizione di fuorigioco di Kelly.
I padroni di casa però non demordono e ripassano in vantaggio al 74′ con Saibari, abile, su cross di Perisic e dopo il mancato controllo di de Jong, a trovare il destro vincente per superare Di Gregorio.
Il portiere bianconero salva su Lang all’88’ e prolunga la partita ai supplementari, ma nulla può quando, al 98′, su un cross basso di Bakayoko, respinge la deviazione sfavorevole di Gatti, permettendo a Flamingo di segnare il 3-1. Al 104′, Savona impegna Benitez su cross di Thuram, e nel recupero del primo tempo supplementare, Vlahovic colpisce il palo. Nel secondo tempo supplementare, Gonzalez vede il suo tiro deviato in angolo, e al 113′ Thuram conclude un’azione personale senza trovare la porta. Al 120′, Til manca il possibile 4-1, poi non accade più nulla.
La doppia sfida Olanda-Italia si conclude con un 2-0: dopo l’eliminazione del Milan per mano del Feyenoord, anche il PSV estromette la Juventus. Un segnale preoccupante per il calcio nostrano, considerando anche l’uscita dell’Atalanta contro il Club Brugge. Le squadre italiane hanno mostrato lacune in concretezza e determinazione, mentre gli avversari, più cinici, hanno approfittato e avanzato nel torneo.
Dortmund-Sporting Lisbona: 0-0 (Dortmund qualificato)
Inutile e scialbo confronto in un match già deciso nella gara di andata. Rui Borges si limita ad una trasferta di piacere facendo a meno dei suoi pezzi migliori e si concentra sui campi di casa per tornare l’anno prossimo a cercare maggior fortuna per una squadra che ha mostrato buoni principi che possono evolvere col tempo. Colpo grosso invece per mister Kovac che si assicura un posto negli ottavi col minimo dispendio, si accinge ad ospiteremo Lilla o Aston Villa che non sono proprio invulnerabili e con ritrovata calma può cercare di recuperare terreno anche in Bundes. Buone nuove quindi per i gialloneri che si confermano ai vertici europei dopo la clamorosa finale dell’anno scorso. E mister Kovac può senz’altro essere l’uomo giusto al posto giusto arrivato, come mister Wolf, per risolvere problemi.
Analisi delle partite di andata – playoff champions
Brest – Paris SG: 0-3
21′ Vitinha – 45’/60′ Dembele
In un freddo Roudourou (solo dal punto di vista climatico, ma non certo per il calore del tifo dei supporter del Brest), la sfida tra le due squadre francesi inizia con un 4-3-3 a specchio e due centravanti dalle caratteristiche completamente diverse: per i padroni di casa, il riferimento offensivo è lo strutturato Ajorque, mentre Luis Enrique – lasciando in panchina l’unica vera punta di ruolo, Ramos – opta per lo sgusciante Dembélé, nel tentativo di non dare punti di riferimento alla difesa dei “pirati”.
La partita segue il copione previsto: i giocatori di Roy lasciano il possesso agli ospiti, che si trovano spesso costretti ad aggirare il fitto muro centrale avversario allargando il gioco sulle corsie esterne. Tuttavia, il Brest sa anche alzare bene il pressing quando possibile, come dimostra l’episodio del 12′: su un retropassaggio, Donnarumma rinvia il pallone colpendo in volto Ajorque, che per poco non realizza un gollonzo.
La svolta arriva al 16′: prima Bizot mura su Joao Neves, poi Lees-Melou intercetta con il braccio il tap-in praticamente a botta sicura di Dembélé. Pejito viene richiamato al VAR, concede il rigore e Vitinha, con una calma glaciale, realizza spiazzando il portiere.
Il Paris sembra in controllo poco prima della mezz’ora, ma spreca due grandi occasioni: Dembélé calcia male al volo su un delizioso pallonetto di Vitinha, mentre Barcola prova un tiro a giro dal limite dell’area che termina alto. Il Brest, però, cresce e si affida a Sima: al 34′ ruba il tempo a Pacho ma si fa recuperare sul più bello; sul corner seguente, il suo colpo di testa trova la decisiva deviazione di Marquinhos, che salva il risultato mandando il pallone sul palo.
Il finale di primo tempo è spettacolare, con continui capovolgimenti di fronte: Barcola fallisce un’occasione dall’area piccola su cross basso di Doué, mentre Hakimi, nel tentativo di anticipare Sima, colpisce il palo alla destra di Donnarumma. Proprio allo scadere, però, arriva il raddoppio del PSG: Dembélé trova il mancino vincente sul primo palo, complice un incerto Bizot.
Nella ripresa, il Brest parte forte e colpisce un altro palo con Sima, ma sembra dimenticare di avere anche una gara di ritorno per ribaltare il risultato: la difesa alta espone i bretoni alle ripartenze letali del Paris. Infatti, al 53′ Doué siglerebbe il 3-0 su un perfetto contropiede avviato da Dembélé e rifinito da Barcola, ma il gol viene annullato per fuorigioco dal VAR.
Dembélé e Barcola, pur devastanti in velocità, evidenziano la mancanza di un vero centravanti, sprecando due ghiottissime occasioni a tu per tu con Bizot intorno all’ora di gioco. Il 3-0, però, arriva comunque poco dopo: ancora Dembélé insacca con l’aiuto della deviazione di Chardonnet, che nel tentativo di murare il tiro finisce per mettere fuori causa il proprio portiere.
Nonostante il netto vantaggio, il PSG concede ancora qualcosa: Donnarumma deve sporcarsi i guantoni su una conclusione dalla distanza di Camara, mentre un pericoloso cross basso di Chardonnet su corner attraversa tutta l’area senza trovare deviazioni vincenti. Nel mezzo, Dembélé fallisce ancora il possibile poker.
Il Brest può recriminare per i tre legni colpiti, che avrebbero potuto cambiare il volto della gara e tenere viva la qualificazione. Ora, però, pensare di segnare tre reti al Parc des Princes appare assai improbabile, anche perché ciò implicherebbe un atteggiamento ultra-offensivo, lasciando spazi enormi ai velocisti parigini.
L’unica nota amara per Luis Enrique, in una serata altrimenti perfetta, è la scarsa concretezza sotto porta dei suoi attaccanti: le occasioni ci sono state in abbondanza, ma contro difese più chiuse questa mancanza di cinismo potrebbe diventare un problema.
Juventus – PSV: 2-1
34′ McKennie (J) – 56′ Perisci (P) – 82′ Mbangula (J)
Inizia Sanremo, ma probabilmente importa poco ai tifosi juventini, concentrati sul match di andata dello spareggio contro il PSV. Dopo una League Phase tutt’altro che brillante, la squadra di Thiago Motta si gioca la qualificazione agli ottavi di Champions League.
Nel suo 4-2-3-1, Motta conferma Weah come terzino destro e lancia dal primo minuto i nuovi arrivati Veiga, Kelly e Kolo Muani. Dall’altra parte, Bosz opta per un 4-3-3 per provare a imporsi nella zona nevralgica del campo. La Juventus parte con il piglio giusto: l’asse Weah-Gonzalez sulla destra mette in difficoltà Mauro Júnior, ma il PSV si dimostra pronto a sfruttare ogni minima indecisione. All’8’, un errore in disimpegno di Gatti permette a Saibari di calciare dal limite, ma la sua conclusione non trova la porta.
Il match sembra sbloccarsi al 15′: Gonzalez ruba palla sulla trequarti e impegna Benítez, poi un’errata respinta con i pugni di Di Gregorio concede a Saibari un tiro al volo, che però termina alle stelle. Dopo un’occasione mancata da Flamingo su sponda di de Jong, al 26′ Di Gregorio si oppone alla zuccata dell’attaccante olandese. Tuttavia, nel momento migliore del PSV, è la Juventus a trovare il vantaggio: l’azione parte come sempre dalla destra, Benítez respinge il tentativo di Kolo Muani su un cross basso di Gatti, ma nulla può sul potente tiro dalla distanza di McKennie.
Gonzalez sfiora il raddoppio dopo un’altra respinta imprecisa di Benítez, mentre poco prima dell’intervallo Schouten calcia a giro, senza centrare lo specchio della porta.
A inizio ripresa, Motta inserisce Mbangula per Yildiz, e il giovane attaccante sfiora subito il gol al 51′: su ennesimo cross di Weah, batte Benítez ma trova la deviazione decisiva di Flamingo in angolo. Poco dopo, il terzino juventino ci prova anche dalla distanza, trovando ancora la risposta del portiere ospite. E, come nel primo tempo, è la squadra in difficoltà a trovare il gol: Perisic manda al bar Kelly con una finta e infila Di Gregorio sul primo palo con un preciso mancino. Dopo un controllo VAR per un possibile tocco di mano di Veerman – ritenuto non falloso perché avvenuto con la spalla – il gol viene convalidato.
La Juventus prova a riportarsi avanti, ma manca precisione nell’ultimo passaggio, e Kolo Muani sembra vivere una serata negativa: ancora a secco in Champions, il francese conferma la sua difficoltà in questa competizione. Thiago Motta decide allora di giocarsi la carta Vlahovic nei minuti finali.
E sono proprio i cambi a decidere il match: Conceição, entrato al posto di Gonzalez, sprinta sulla destra e mette in mezzo un cross basso, Benítez interviene, ma sulla respinta irrompe Mbangula, che da due passi non sbaglia e firma il 2-1. Il PSV tenta il forcing finale, ma Veiga è provvidenziale nel murare il tiro ravvicinato di Til. Nei quattro minuti di recupero non accade più nulla, e la Juventus può festeggiare una vittoria fondamentale.
Il pass per gli ottavi si deciderà martedì in Olanda, dove i bianconeri avranno a disposizione due risultati su tre. Peccato per la mira non sempre precisa: la produzione offensiva della Juventus è stata più che buona – su dodici tiri totali, sette hanno richiesto l’intervento di Benítez – e qualche gol in più avrebbe fatto comodo. Tuttavia, anche un successo di misura è prezioso per ritrovare fiducia e supporto dai tifosi.
Manchester City – Real Madrid: 2-3
19’/80′ Haaland (M) – 60′ Mbappe (R) – 86′ Diaz (R) – 90+2′ Bellingham (R)
Sporting – Dortmund: 0-3
60′ Guirassy – 68′ Gross – 82′ Adeyemi
Celtic – Bayern: 1-2
45′ Olise (B) – 49′ Kane (B) – 79′ Maeda (C)
Il Bayern Monaco ottiene una vittoria sofferta sul campo del Celtic, imponendosi per 2-1 in una partita ricca di emozioni. Nonostante le difficoltà incontrate, i tedeschi sono riusciti a portare a casa un risultato prezioso in terra scozzese.
Kompany deve a fare a meno di Kim, fermato da problemi al tendine d’Achille, e sceglie Dier in difesa in coppia con Upamecano, mentre Rodgers si focalizza sulla solidità difensiva per poi colpire il Bayern in contropiede, puntando sulla velocità di Maeda e Kühn.
Dopo appena 27 secondi, i padroni di casa trovano il vantaggio con Kuhn, ma l’urlo dei tifosi viene strozzato dal fuorigioco attivo di Maeda.Il Bayern, determinato a sfatare la maledizione delle trasferte in questa Champions League (tre sconfitte in quattro partite lontano dalla Germania), cresce progressivamente e al 13’ impegna Schmeichel con un tiro insidioso di Olise, con il portiere danese nuovamente sollecitato al 32’ da un colpo di testa di Kane. L’attaccante inglese ha un’altra occasione al 43’, sempre di testa sugli sviluppi di un corner, ma non inquadra la porta. Il gol arriva invece al 45’: Olise si libera di Taylor e con un preciso mancino sul primo palo porta in vantaggio i tedeschi. Ad inizio ripresa, il Bayern raddoppia con Kane, lasciato colpevolmente libero di colpire al volo di sinistro su un angolo battuto da Kimmich. Il Celtic prova a reagire e al 60’ l’arbitro Gil Manzano valuta a lungo un contatto tra Upamecano ed Engels, ma il VAR conferma la decisione di non concedere il rigore per il tocco precedente sul pallone del difensore francese. Schmeichel evita il tris al 72’ con un grande intervento su Gnabry, mentre Neuer rischia su due palle perse da Guerreiro e Laimer sotto il pressing di Maeda: nel primo caso il giapponese non inquadra la porta, nel secondo viene anticipato dal portiere tedesco. Maeda, però, non si arrende e al 79’ riapre la gara con un tap-in dopo un’azione confusa sugli sviluppi di un corner. Il Celtic spinge nel finale e al 91’ Johnston impegna Neuer, ma il Bayern resiste e porta a casa un successo sofferto ma fondamentale.
Feyenoord – Milan: 1-0
3′ Paixao
Il Milan esce sconfitto da Rotterdam con più di un rimpianto, battuto 1-0 dal Feyenoord nell’andata dei playoff di Champions League. Una serata difficile per i rossoneri: l’atteggiamento iniziale troppo timido della prima frazione è stato seguito da una crescita nella ripresa, senza però trovare il guizzo giusto per pareggiare. Gli ospiti scendono in campo con il “4-2-fantasia”, con l’ex Gimenez supportato dal trio Pulisic-Felix-Leao; l’esordiente Bosschaart che deve fare a meno, tra gli altri, del titolarissimo difensore centrale Trauner, scende in campo con un più accorto 4-3-3. La rete decisiva arriva già al 3′ minuto, quando Igor Paixão sorprende Maignan con un tiro rasoterra dal vertice sinistro dell’area di rigore; il portiere rossonero non riesce a trattenere il pallone, complice anche il terreno reso scivoloso dalla pioggia battente.
Dopo il gol iniziale, il Milan cerca di reagire, ma le conclusioni di João Félix al 16′ e al 31′ non impensieriscono Wellenreuther. Nel frattempo, Paixão continua a creare problemi alla difesa rossonera, sfiorando il raddoppio con un tiro che si stampa sulla traversa.
Nella ripresa, Conceição prova a dare una scossa inserendo Chukwueze al posto di Pulisic. Al 61′, su un cross proprio del neoentrato, Giménez colpisce di testa, ma Beelen respinge. Il Milan aumenta la pressione: al 70′ Reijnders calcia alto da fuori area. Tuttavia, sbilanciandosi in avanti, i rossoneri rischiano di subire il secondo gol: Paixão, approfittando di un errore di Walker, tenta un pallonetto da centrocampo che termina di poco a lato.
Nel finale, entrano in campo anche Abraham e il giovane Camarda per dare maggiore peso all’attacco, ma è Pavlović a dover intervenire per evitare il raddoppio di Moussa. All’88’, Wellenreuther blocca un rasoterra insidioso di João Félix dal limite dell’area. Nonostante gli sforzi, il Milan non riesce a trovare il pareggio, merito della difesa compatta del Feyenoord. Nonostante la sconfitta di oggi nulla è perduto: la qualificazione si deciderà a San Siro, dove il Milan sarà chiamato a ribaltare il risultato per proseguire il cammino in Champions League. Sarà però necessaria una prestazione più convincente per superare un Feyenoord che ha dimostrato solidità e organizzazione.
Club Brugge – Atalanta: 2-1
15′ Jutgla (CB) – 41′ Pasalic (A) – 90+4′ Nilsson (CB)
Monaco – Benfica: 0-1
48′ Pavlidis